Biella, Sala Convegni Biverbanca, serata sulla prevenzione del suicidio, giovedì 25 settembre 2014

Le riflessioni dei relatori dopo la serata rivolta alla cittadinanza

Si è svolta giovedì 25 settembre 2014 una serata informativa rivolta a tutta la popolazione, dedicata alla “Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio”, che ogni anno viene celebrata il 10 settembre.

L’iniziativa, che si è svolta presso la Sala Congressi Biverbanca di Biella era organizzata dal dottor Roberto Merli, Direttore della Struttura Complessa (S.O.C.) Psichiatria – Unità Modulare 1 Biella del Dipartimento di Salute Mentale e Coordinatore del Gruppo di Lavoro “Prevenzione del suicidio di paziente in ambito ospedaliero e di cure territoriali” dell’ASL BI, insieme all’Associazione Amici del Vernato e alla Fondazione Edo ed Elvo Tempia.

L’incontro aveva l’obiettivo di promuovere collaborazioni sul territorio per migliorare gli effetti del lavoro di prevenzione del suicidio nel Biellese; inoltre, informare l’opinione pubblica sulle attività cliniche e scientifiche del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL BI per la prevenzione del suicidio e del tentato suicidio nel territorio di competenza, nonché illustrare i progetti di collaborazione avviati con realtà locali, anche non sanitarie, e realtà nazionali ed internazionali.

Nel corso della serata si sono susseguiti interventi di relatori appartenenti al mondo di:

  • istituzioni
  • volontariato
  • scuola
  • lavoro
  • informazione,

che si sono confrontati sulle iniziative sorte nel Biellese, in collaborazione con il Centro Crisi dell’ASL BI, illustrandole al pubblico presente:

  • corsi di formazione
  • convegni
  • incontri con i mass media locali per un confronto su come trattare le notizie di cronaca legate al suicidio
  • incontri con il Comitato Ordine e Sicurezza della Prefettura di Biella sull’opportunità di installare barriere sul ponte della tangenziale,
  • iniziative a sostegno dei familiari di persone morte per suicidio ed altre ancora.

Il pubblico, circa 60 i partecipanti, si è dimostrato particolarmente attento agli interventi e agli argomenti trattati.

Nel corso della serata uno spazio è stato dedicato al ruolo dei mass media nel trattamento delle notizie di cronaca legate al suicidio. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, così come la International Association for Suicide Prevention (IASP), da tempo auspica una maggiore collaborazione tra i centri crisi delle aziende sanitarie e mezzi di informazione per evitare la comparsa di notizie sensazionalistiche sul fenomeno suicidario, che possono anche scatenare atteggiamenti imitativi su persone fragili. Su questo punto, è intervenuto Silvano Esposito, Direttore del Bisettimanale locale “Il Biellese”, che spiega: “Personalmente potrei cavarmela facilmente, sottolineando che il mio giornale ha scelto di non pubblicare notizie sui suicidi. Ma, affrontando il discorso più in generale, occorre capire che il lavoro dei giornalisti è molto complesso, con la necessità di prendere decisioni importanti, più volte nell’arco di una giornata, senza molto tempo per svolgere una riflessione (e per il web questi tempi sono anche più stretti). Ci sarebbero le regole deontologiche, ma quando si parla di storie di persone, non ci sono regole certe: parlare di un suicidio, se riguarda un detenuto o un uomo politico, può avere rilevanza pubblica e sociale. E il confine tra gesto pubblico e privato è sempre molto sottile in una società così integrata come la nostra. L’unica risorsa che ci resta sono, quindi, il buonsenso e la sensibilità professionale, che dovrebbero sempre consigliarci ad agire per il meglio, esaminando caso per caso“.

Tra i relatori c’era anche la scrittrice Roberta Invernizzi, che ha aggiunto: “Quando avviene un suicidio, lo si può raccontare in molti modi. I professionisti dell’informazione tendono a farlo in modo emotivo, sottovalutando gli effetti che possono generare nei congiunti del suicida e nelle persone più fragili. Ènecessario percorrere con senso di responsabilità la strada di una comunicazione costruttiva, cioè che indichi con concretezza i servizi e le risorse disponibili sul territorio per chi vive una crisi potenzialmente orientata verso gesti estremi, e non giudicante, cioè in grado di evitare sofferenze aggiuntive nelle persone direttamente coinvolte (stigma) e un pericoloso e irrispettoso travisamento delle motivazioni e della storia del suicida stesso”.

Alberto Antonello, pastore della Chiesa Evangelica della Riconciliazione e artigiano, è intervenuto sul rapporto tra mondo del lavoro e centro crisi: “Partendo dall’enunciazione del volantino “prevenire il suicidio si puó, partecipare alla sua prevenzione anche”, dobbiamo sentirci chiamati in causa per fare la nostra parte nei luoghi di lavoro e non. Dovremmo avere occhi per vedere quello che sino ad oggi non abbiamo visto, orecchi per ascoltare quello che sino ad oggi non abbiamo ascoltato. La sfida per tutti noi non addetti ai lavori è saper cogliere i segnali non verbali che sovente chi vive un disagio invia, specialmente per noi maschi che con difficoltà ci apriamo al prossimo”.

Anche Luca Guzzo, Direttore della CNA, ha focalizzato l’attenzione sul rapporto tra crisi del mondo del lavoro e rischio sucidiario: “Il perdurare, ed anzi, l’intensificarsi della crisi economica ha indotto Cna Biella ad avvicinarsi e a collaborare nelle attività di prevenzione con il Centro Crisi dell’ASL BI. In particolare, si è avviato un percorso di informazione e formazione al personale CNA inserito negli sportelli e nelle attività di accoglienza, a contatto diretto quindi con artigiani e piccoli imprenditori, che sempre più manifestano disagio e sofferenza per le proprie imprese, per se stessi e le proprie famiglie”.

Giuseppe Paschetto, insegnante della Scuola Secondaria di Primo Grado di Mosso, ha parlato dell’iniziativa che ha coinvolto gli alunni di I e II per tentare di arginare il fenomeno dei suicidi dal viadotto della Pistolesa, nell’ambito di un progetto di apprendimento cooperativo con tema “il territorio locale”: “Gli alunni hanno elaborato una serie di frasi che possano essere trasferite su striscioni da porre sul viadotto e rappresentare un tentativo complementare di dissuasione verso chi vi si reca con pulsioni suicide – spiega Paschetto -. Gli striscioni saranno realizzati nelle prossime settimane grazie al finanziamento del Comune di Mosso. Inoltre, in primavera si svolgerà la giornata “Bridgeplay”, nel corso della quale il manufatto diventerà sede di stand e performance artistiche, sportive e musicali. Un concreto messaggio di come il viadotto debba essere un luogo di gioia, divertimento  e speranza e non un luogo di morte”.

Michele Morganti, responsabile Marketing e Comunicazione di Exploring Outdoor, ha focalizzato l’attenzione su un altro dei progetti avviati, il “Colossus Bridge”: “Il Progetto Colossus Bridge è nato con l’auspicio di valorizzare ancor di più, sotto il profilo turistico, ciò di cui il territorio biellese è già ricco: accoglienza, natura, possibilità di svolgere attività all’aria aperta in un contesto ancora poco battuto dal turismo di massa. Il nostro ruolo centrale, da vent’anni presenti con il centro di Bungee Jumping e da dieci anni con il Parco Avventura di Veglio, è stato nel tempo motore di sviluppo e occasione di riscatto per molti abitanti della valle e per il Biellese più in generale. Con l’obiettivo di insistere maggiormente sulla volontà di trasformare il ponte della Pistolesa in un luogo-simbolo di slancio verso un futuro di possibilità, il progetto “Colossus Bridge”, fortemente voluto da Exploring Outdoor e a cui ha contribuito il GAL Montagne Biellesi, ha permesso di dare una nuova identità al vecchio ponte, con la collaborazione degli studenti della Fondazione Accademia di Comunicazione di Milano, di aprire un piccolo museo all’aperto che resti per raccontare la storia del ponte, della valle e delle vicende dei suoi abitanti, di installare una telecamera al centro del viadotto che, da agosto 2014, trasmette immagini in diretta sul sito web www.colossusbridge.com, aperto a questo scopo”.

Lo psichiatra Roberto Merli nel corso della serata ha illustrato l’attività del Centro Crisi, nato nel 2009 presso l’Unità Modulare Psichiatrica di Biella e da luglio 2014 esteso a tutto il Dipartimento di Salute Mentale, allo scopo di aiutare persone in forte disagio psicologico e sociale e a rischio di suicidio. L’esistenza di un Centro Crisi, con esperienza ultraquinquennale, pone sicuramente l’ASL di Biella tra le istituzioni sanitarie italiane all’avanguardia in questo settore: dal 2009, il Centro ha infatti effettuato interventi psicoterapeutici e di counseling in circa 500 casi, tracrisi psicosociali suicidarie e non. Lo psichiatra biellese ha, inoltre, illustrato i risultati degli studi condotti sui suicidi dai ponti: i dati parlano di riduzioni tra il 50% e il 100% dei suicidi, dopo l’installazione di barriere verticali o reti orizzontali, se costruite in modo appropriato, come si legge sul Comunicato Stampa trasmesso dalla Struttura Semplice Pubbliche Relazioni, Accessibilità e Comunicazione della nostra Azienda Sanitaria Locale.