“Con il cuore nei rifugi biellesi”: un progetto che unisce il territorio all’ospedale e pone al centro la sicurezza dell’escursionista colpito da arresto cardiaco

Nell’estate è stato presentato presso la sala consigliare del Comune di Biella un progetto innovativo che consiste nel creare una rete integrata tra territorio montano e ospedale per la gestione dei pazienti colpiti da arresto cardiaco nei rifugi.
L’iniziativa prevede la dotazione di dieci rifugi di defibrillatori in grado di “comunicare” con la rete intraospedaliera.

Come indicato nel comunicato stampa a cura del Comune di Biella, il progetto è nato nel 2021, quando Biella è diventata Città Alpina, grazie alla collaborazione della Sezione di Biella del Club Alpino Italiano di Biella, della Croce Rossa della Provincia di Biella e della Delegazione Biellese del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese, con il coinvolgimento della Scuola Medica Nazionale SNAMED.

Questi DAE (Defibrillatori Automatici Esterni) sono geolocalizzati e telemetrati, grazie ad un sistema che consentirà alla Croce Rossa di monitorare a distanza in remoto lo stato dei dieci dispositivi. La compatibilità di questi dispositivi, consente un ulteriore vantaggio: i tracciati, le registrazioni e i dati raccolti dal defibrillatore, che seguirà il paziente durante il trasporto fino all’ospedale, saranno immediatamente a disposizione dei professionisti che prenderanno in carico il paziente.

Obiettivo: creare una rete che unisce il territorio montano all’ospedale in modo da porre al centro la persona che necessita di soccorso offrendo una risposta clinica più rapida e precisa e in grado di incidere sulla vita del paziente colpito da arresto cardiaco.

Il 30% della mortalità dell’infarto avviene nella fase pre-ospedaliera” ha affermato Pierluigi Soldà, Responsabile dell’Emodinamica che afferisce alla Cardiologia dell’Ospedale di Biella: “avere quindi uno strumento dalle caratteristiche più avanzate presenti in rifugio potrebbe aumentare la probabilità di sopravvivenza e ancora più di quella senza danni cerebrali.”

Ha così commentato Federico Prato: “Come Medico Rianimatore del Soccorso Alpino Biellese sono stato coinvolto nelle valutazioni volte ad individuare le caratteristiche tecniche essenziali dei defibrillatori più consoni al progetto, coinvolgendo un’équipe di Medici, tra cui anche professionisti dell’Asl di Biella, quali i colleghi della Cardiologia, della Rianimazione e del Pronto Soccorso per un confronto professionale sui requisiti che rendono questi dispositivi più performanti ed affidabili in ambiente come il territorio montano, soprattutto in un’ottica di ottimizzazione di questa fase delicata del percorso di gestione del paziente, contando su elettromedicali sempre in efficienza, con la possibilità di essere “telemetrati”, in grado di acquisire e fornire al sistema ospedaliero importanti dati clinici acquisiti durante il loro utilizzo, dando valido aiuto e feedback al soccorritore laico durante le manovre di Rianimazione Cardiopolmonare, per aumentarne la qualità, fondamentale per ottenere la miglior prognosi del paziente”.

In prospettiva, sarà anche possibile prevedere una nuova implementazione, che richiederà un finanziamento ulteriore, dotando l’ospedale e la rete di emergenza di un applicativo per il monitoraggio a distanza dei parametri del paziente.

Oltre all’installazione dei defibrillatori nei rifugi, il progetto prevede la formazione e l’aggiornamento continuo del personale dei rifugi e delle Associazioni coinvolte, che ha già preso avvio in questi giorni a cura di Croce Rossa, con il conseguimento della certificazione Regionale alle Manovre di Rianimazione Cardiopolmonare di Base ed utilizzo del DAE.

Il progetto crea dei risvolti positivi che non si esauriscono solo con il soccorso della singola persona” afferma Alessandra Paggioro, Responsabile della Rianimazione dell’ASL BI “ma si ripercuotono sull’intera comunità in quanto la possibilità di monitorare come avviene il soccorso permette di capire se è necessario rivedere le linee guida ed integrare la formazione di chi può utilizzare il DAE, così da andare a migliorare l’attività di soccorso.”

Con il cuore nei rifugi biellesi è un progetto nato e costruito da soggetti privati ma ha un potenziale molto ampio in quanto può essere esteso ad altri territori e altri ambiti. Questo sistema infatti parte dai rifugi montani ma può riguardare un qualsiasi DAE presente sul territorio per rendere ancora più capillare la rapidità di intervento.