Prevenzione e lotta alla cronicità: la sfida del Progetto Empowering Hospital. Stili di vita: donne più motivate al cambiamento. On-line presentazioni e video

Uno scorcio dell’Auditorium di Città Studi Biella durante la presentazione degli esiti dello studio internazionale, sabato 10 marzo 2018

Presentati sabato 10 marzo i risultati finali dello studio coordinato dall’ASL di Biella con altri partner internazionali

Modificare uno stile di vita con un supporto diretto già a partire dalla fase di dimissione dall’Ospedale. Si sviluppa all’interno di una realtà ospedaliera pubblica come quella dell’ASL di Biella, votata alla diagnosi e cura, la consapevolezza che per mutare un comportamento scorretto occorre agire con interventi personalizzati in grado di incidere sulla consapevolezza.
Sono stati presentati sabato 10 marzo 2018 a Città Studi, a Biella, i risultati della ricerca condotta nell’ambito del Progetto europeo Emp-H Empowering Hospital. Lo studio cofinanziato dall’Unione Europea – attraverso il programma HEALTH 2014/2020 – che vede l’ASL di Biella capofila e il coinvolgimento dell’Università del Piemonte Orientale, in una partnership di respiro internazionale in cui sono protagonisti anche:

  • l’Ospedale La Fè di Valencia – Spagna
  • l’Università di Dublino – Irlanda
  • la Lithuanian Sclerosis Multiple Union – Lituania.

Le statistiche dimostrano che vi sono forti disparità nell’accesso ai servizi di assistenza; tutto ciò si determina in un momento storico in cui gli Europei vivono più a lungo, ma spesso non in buona salute. Il progetto raccoglie la sfida di poter strutturare un modello di approccio alle buone pratiche, facilmente esportabile.

Sono disponibili le presentazioni dei diversi Relatori della FINAL CONFERENCE del Progetto Emp-H, il video messaggio di Vytenis Andriukaitis, Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare e il video ufficiale del Progetto Emp-H.

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Fin dall’inizio come Azienda – ha sottolineato il Direttore Generale dell’ASL di Biella, dottor Gianni Bonelli (nella foto) – abbiamo creduto nel valore di un progetto che puntasse alla prevenzione perché convinti che come ASL uno dei nostri obiettivi sia anche quello di intercettare proprio dall’interno quei comportamenti errati che, se trascurati, possono trasformarsi in cronicità. Penso che i risultati ottenuti possano essere un valido punto di partenza, anche in un’ottica di revisione di alcuni percorsi assistenziali che così potrebbero essere più a misura di paziente: dentro, ma soprattutto fuori dalle mura dell’Ospedale“.

823 le persone reclutate all’interno dell’ASL di Biella, con un’età compresa tra i 40 e i 75 anni.
Anche le strutture di Lituania e Valencia hanno reclutato altri pazienti, per un campione totale di circa 1100 persone. Sono stati creati due gruppi:

  • uno definito di intervento
  • uno di controllo.

I soggetti inseriti nel gruppo di intervento avevano la possibilità di effettuare colloqui con gli psicologi, mentre quelli che facevano parte del gruppo di controllo erano coloro che ricevevano informazioni sugli stili di vita.
I dati hanno evidenziato un netto miglioramento in coloro che si sono sottoposti al colloquio con gli psicologi. Una delle novità dello studio è stata quella di prevedere non solo il coinvolgimento dei pazienti e delle loro famiglie, ma anche degli operatori attingendo a diversi Reparti dell’Ospedale:

  • Diabetologia
  • Oncologia
  • Cardiologia
  • Dietologia
  • Medicina del Lavoro.

Nel gruppo d’intervento il 59% ha ridotto l’abuso di alcol, contro il 34% del gruppo di controllo in cui le persone hanno avuto una informazione più generalista. Un cambiamento particolare è stato riscontrato in modo particolare per il così detto binge drinking, cioè l’assunzione di più bevande alcoliche in un intervallo di tempo breve: 83% del gruppo di intervento, contro il 61% del gruppo di controllo. Anche nel raggiungimento del livello raccomandato di attività fisica moderata/vigorosa si ritrovano dati positivi con un 27% del gruppo di intervento che ha cominciato a fare più movimento rispetto al 12% del gruppo di controllo.

Esiste una differenza tra uomini e donne nell’accettare di adottare un cambiamento nel proprio stile di vita? Sembrerebbe di sì. È quanto emerge da uno studio condotto dalle psicologhe del Centro di Promozione della Salute dell’ASL di Biella, nell’ambito del Progetto europeo chiamato “Empowering Hospital”.

L’indagine è stata realizzata su un campione composto da 823 persone comprendente non solo i pazienti, ma anche i loro famigliari e chi in ospedale ci lavora, coinvolti attraverso colloqui motivazionali in percorsi personalizzati per analizzare il proprio stile di vita e rintracciare una chiave di motivazione al cambiamento. Un termine, empowering, che in Sanità è legato soprattutto alla motivazione e consapevolezza dei pazienti nel poter incidere sulla propria salute.

Quattro i fattori di rischio presi in esame:

  • alcol
  • alimentazione
  • fumo
  • sedentarietà.

Tutti i risultati sono stati presentati in occasione del convegno organizzato sabato 10 marzo a Città Studi a Biella, ma un primo filone della ricerca scatta una fotografia sulla Medicina di genere da cui le donne sembrerebbero essere le più propense a rivoluzionare le proprie abitudini. A guidare i colloqui con le psicologhe è una bilancia decisionale che ruota su 6 step fondamentali, 6 passaggi che possono determinare la ruota del cambiamento:

  • precontemplazione
  • contemplazione
  • preparazione
  • azione
  • mantenimento
  • ricaduta.

La motivazione del gentil sesso appare più forte e incisiva nel voler ridurre il consumo di alcol: 48% contro il 33% degli uomini.
I fattori di rischio connessi a una alimentazione sbagliata sono più diffusi nella popolazione maschile: 39% contro il 33% delle donne. Queste ultime sembrano, dunque, più attente a consumare frutta e verdura e nonostante risultino più sedentarie – dato che trova affermazione anche tra le operatrici in media più giovani del campione utilizzato – nel momento in cui viene loro proposto un cambiamento nello stile di vita sono loro ad avere una percentuale più alta di mantenimento di tale cambiamento.

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Un Progetto che ha preso il via nel 2015 (nella foto, il dottor Maurizio Bacchi, Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale Epidemiologia), quando l’ASL di Biella ha ricevuto un finanziamento per coordinare altri 4 Centri europei tra cui due Universitari (Università del Piemonte Orientale e l’Università di Dublino), un Ospedale di grande dimensioni spagnolo (Ospedale La Fè di Valencia), un Centro di assistenza e ricerca neurologica in Lituania (Lithuanian Sclerosis Multiple Union).
L’interesse della Commissione Europea è nato dall’unicità di voler sperimentare un intervento di promozione della salute all’interno di un Ospedale pubblico di stampa generalista, dedicato tradizionalmente alla diagnosi e cura.

La sfida adesso è quella di utilizzare gli esiti della ricerca per studiare in modo più approfondito la relazione dello stress, anche da lavoro correlato prevedendo interventi mirati alla prevenzione e alla diagnosi – intervento, come si legge nel Comunicato trasmesso dall’Addetto Stampa della nostra Azienda Sanitaria Locale.