Sabato 9 giugno presentato il libro “ANCORA VIVI. Testimonianze di chi resta dopo un suicidio”

Una pubblicazione frutto di un progetto nato dalla collaborazione fra ASL Biella, Anteo e l’Associazione “Barriere per la Vita”

Uno scorcio esterno della Libreria Giovannacci di Biella, sede della presentazione di “ANCORA VIVI”

Nel tardo pomeriggio di sabato 9 giugno 2018, alla Libreria Giovannacci in via Italia, 14 a Biella, è stato presentato al pubblico il volume dal titolo “ANCORA VIVI. Testimonianze di chi resta dopo un suicidio”, a cura di Roberta Invernizzi ed Elena Macchiarulo, prefazione del professor Maurizio Pompili, introduzione del dottor Roberto Merli, Lineadaria Editore.

Il progetto è nato dalla collaborazione fra ASL Biella, Anteo e l’Associazione “Barriere per la Vita” e si focalizza sul tema del suicidio nella prospettiva della sensibilizzazione, della lotta allo stigma sociale e, soprattutto, della prevenzione: le narrazioni raccolte sono state elaborate da persone del territorio, coinvolte a vario titolo dall’esperienza suicidaria, quindi lette e commentate a partire da queste chiavi di lettura.

“La cosa più difficile è accedere al dolore di questi individui, i quali tendono a rifuggire ogni contatto, nelle prime fasi del dolore. Esiste però la possibilità di essere aiutati, di dare un senso all’accaduto e risolvere lo sofferenza testimoniata dagli interventi rivolti ai sopravvissuti” (dalla Prefazione di Maurizio Pompili). “Le narrazioni dei sopravvissuti contengono tracce della strada che ciascuno di loro desidera costruire o che sta già percorrendo verso nuovi equilibri” (dall’Introduzione di Roberto Merli).

ANCORA VIVI
TESTIMONIANZE DI CHI RESTA DOPO UN SUICIDIO

L’atto di togliersi la vita si riverbera in maniera estesa e profonda all’interno della comunità cui appartiene il suicida. Compagni di vita, genitori, figli, ma anche compagni di scuola, amici, colleghi, vicini di casa, operatori sanitari, membri delle forze dell’ordine, volontari: ad ogni suicidio, il tessuto sociale subisce una ferita ed è costretto a confrontarsi con un pesante interrogativo.

Quella morte genera uno strappo che produce conseguenze importanti da comprendere per un’autentica e inclusiva cultura della prevenzione e dell’aiuto. Una raccolta di testimonianze di chi “resta” può fornire qualche strumento. Il progetto “Ancora vivi” prende le mosse dalla fiducia nel potenziale trasformativo della narrazione, sia su chi racconta sia su chi legge.

Si è scelto di stimolare la genesi dei racconti utilizzando brevissime tracce poetiche evocative e di analizzare scelte stilistiche e linguistiche, dinamiche interne ai testi, aspetti sia psicologici sia narrativi. L’esito è un mosaico di testimonianze eterogenee che diventano patrimonio comune grazie alla generosa disponibilità dei narratori. Un Lavoro che, attraverso la sua diffusione anche tra i “non addetti ai lavori”, potrà trovare una funzione di sensibilizzazione, lotta alto stigma sociale e prevenzione, come riportato nel Comunicato trasmesso dall’Addetto Stampa della nostra Azienda Sanitaria Locale.