Biella
Gruppo alla fine della presentazione dello studio di fattibilità per il Nuovo Centro per la Diagnosi, Cura e Degenza per i pazienti con disturbi dell'alimentazione, presso la Sala Convegni dell'Ospedale ASL BI, nella tarda mattinata di mercoledì 10 maggio 2023

Tutti uniti, per raggiungere l’obiettivo. Dalla Regione al Comune, dall’ASL alle Fondazioni bancarie senza dimenticare nessuno degli stakeholders della città laniera: nessuna divisione, nessun se e nessun ma. Il progetto piace a tutti e tutti non vedono l’ora che sia realizzato a vantaggio di tutte le persone affette dai disturbi dell’alimentazione, che, ad oggi, non hanno ancora tutte le risposte più adeguate e appropriate per combattere e risolvere malattie che interessano in gran parte i minori e che drammaticamente, spesso, se trascurate, portano a conseguenze gravissime, fino alla morte.

Lo sa bene l’Assessore Regionale alla Famiglia, con delega ai Minori, Chiara Caucino, autentico motore dell’iniziativa, che in questi mesi ha fatto di tutto per spiegare a tutti la potenzialità dell’idea, costruire ponti, relazioni, collaborazioni, evidenziate mercoledì 10 maggio 2023 nell’incontro che si è tenuto presso l’Ospedale ASL di Biella, nella Sala Convegni Tempia.
Tantissimi, praticamente tutti, i personaggi di spicco della Città di Lamarmora: dal Sindaco, Claudio Corradino, agli Assessori Gabriella Bessone e Silvio Tosi, da Oronzo Perrini, Direttore Generale di Ream, a Giovanni Quaglia, fino ai vertici della nostra ASL e della Fondazione CRB. Ma non solo: non sono mancate le più alte cariche istituzionali, come il Procuratore Capo Teresa Angela Camelio e il Prefetto Silvana D’Agostino.

Per dirla con uno slogan: tutti uniti verso la meta. Un piccolo miracolo che in una città affascinante, sfaccettata e complessa come Biella non è per nulla scontato e che Caucino è riuscita a realizzare.

L’Assessore biellese ha ricordato che “dopo un confronto con i Direttori Generali delle ASL VC, VCO e Novara è stata condivisa l’idea rispetto alla quale è importante dare delle risposte a livello di Quadrante e quindi è stato avviato questo studio di fattibilità per dare continuità ad un processo assistenziale che oggi vede al suo interno delle lacune e delle interruzioni che non possono non essere più tollerate per il bene delle famiglie e di tanti bambini. Purtroppo l’età delle giovani, che si vedono coinvolte in questo fenomeno, si sta drammaticamente abbassando”. “Ringrazio il Procuratore – ha aggiunto Caucinoil Direttore Generale Sanò per essere sempre stato al fianco dell’Assessore Icardi e della sottoscritta in questo studio di fattibilità, tutto il Comune di Biella in primis il Sindaco Corradino, gli Assessori presenti: Gabriella Bessone e Silvio Tosi che da sùbito hanno condiviso questa visione e necessità di intervento, in particolare l’Assessore Bessone che, da sempre si sta occupando di queste tematiche a livello territoriale e ha sempre sensibilizzato l’opinione pubblica per cercare di stare a vicino dei tanti familiari e ragazzi che stanno affrontano questo problema. Grazie anche all’Assessore Scaramuzzi e all’architetto Pierro che ha posto in essere questo studio e al professor Manzoni che ha da anni nel cassetto un bellissimo progetto sulla fase delle acuzie, facendo in modo che prendesse avvio questa progettualità condivisa che ora stiamo sviluppando”.

Vogliamo innanzitutto – ha proseguito Caucinoribaltare un trend negativo che è quello della modalità passiva: oggi le famiglie anche in situazioni drammatiche si trovano a dover far fronte a liste di attesa troppe lunghe, a posti letto mancanti. Vogliamo che queste famiglie non siano più costrette ad andare fuori dal territorio regionale, ma rimangano in Piemonte e trovino un centro di accoglienza di eccellenza. L’intento è quello di modificare l’attuale situazione, perché la sofferenza di questa famiglie e dei minori è troppo acuta e non più tollerabile. Dobbiamo tutti insieme dare delle risposte immediate e cambiare l’attuale assetto e sono contenta di aver riunito in questa progettualità tutte queste forze per dare insieme una svolta. Mi preme ricordare che 90% questa è una problematica che investe le femmine e solo per il 10 % i maschi e di questo 90%, il 58% ha un età tra i 13 e i 25 anni. Si parla di una fascia d’età adolescenziale rispetto alla quale noi dobbiamo occuparci con molta attenzione: il 7% si tratta di bambine sotto i 12 anni anche se il trend è in crescita. Il 36% dei pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare sono pazienti che soffrono di anoressia nervosa mentre il 18% di bulimia nervosa. Si sta lavorando ad un modello integrato, per far sì che questo disturbo venga approcciato attraverso una mentalità diversa, che è quella dell’aiuto e del supporto non soltanto sanitario/terapeutico ma anche sociale, educativo, famigliare e affettivo, perché gli aspetti che coinvolgono questo tipo di problematica sono davvero ampi e complessi. Queste ragazzine hanno un’ossessione nei confronti del proprio peso corporeo e hanno una visione distorta della loro fisicità conseguentemente bisogna supportarle a 360 gradi”.

Ogni anno – ha spiegato l’Assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardiin Piemonte vengono diagnosticati 260 nuovi casi di anoressia e 450 di bulimia, anche a fronte di una Regione che in passato non è stata molto virtuosa nel creare della strutture per fronteggiare queste patologie. Il trattamento terapeutico prevede il coinvolgimento di numerose figure professionali e a Biella sono già presenti delle eccellenze che costituiscono una premessa importante per la realizzazione di questo Centro.
Quest’anno è stato pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica il Journal of Clinical Medicine, un recente studio del Centro piemontese per la cura dei disturbi alimentari della Città della Salute di Torino, diretto dal professor Giovanni Abbate Daga, che ha evidenziato un peggioramento dei sintomi dopo la pandemia. Queste sono le ragioni che hanno spinto la Regione Piemonte, il nostro Assessorato a collaborare con l’Assessore Caucino e con le Politiche Sociali e abbiamo deciso di attivare in Piemonte la Rete dei Servizi Regionali per la Prevenzione e Cura dei Disturbi della Nutrizione e Alimentazione: una rete capillare e integrata per la cura ambulatoriale e ospedaliera e anche riabilitativa con vari livelli di presa in carico del paziente. Lo studio di fattibilità per il progetto del Centro a Biella che oggi viene delineato certamente si inserisce e andrà a coprire il fabbisogno del Quadrante Nord-Est del Piemonte. Sono certo che tutti gli attori del territorio coinvolti sapranno dare una risposta adeguata e, conoscendo la tenacia e la capacità del Direttore Generale e dell’Assessore Caucino e di tutti i collaboratori, sono certo che si riuscirà a realizzare in tempi brevi questo progetto”.

Una volontà precisa, condivisa dal Direttore Generale dell’ASL di Biella, Mario Sanò: “Abbiamo accolto favorevolmente – ha spiegato – la possibilità di intercettare un bisogno reale che ha numeri crescenti e che tocca molte famiglie. Era un dovere da parte della Sanità Pubblica fare il possibile per dare delle risposte a questo problema. Siamo orgogliosi che il contesto regionale ci abbia dato modo di esprimerci come punto di riferimento di Quadrante; questa è una bella opportunità per Biella, per l’Ospedale, per la nostra ASL, per il territorio e per i nostri professionisti”.

Sostegno all’iniziativa è stato espresso anche dal Sindaco di Biella, Claudio Corradino: “Il Comune di Biella ha compreso sùbito l’importanza di questo tema e ringrazia per essere stato coinvolto e aver avuto la possibilità di poter collaborare mettendo a disposizione una struttura nel centro di Biella, che sarà valorizzata e avrà una nuova vita, offrendo così non solo ai cittadini biellesi ma anche a quelli del Piemonte Nord Orientale un servizio importante”.

Interessantissima la riflessione del Procuratore Capo della Repubblica di Biella, Teresa Angela Camelio: “Evidentemente non sono qui in qualità di Procuratore, ma di persona interessata ai disturbi del comportamento alimentare, con cui sono entrata in contatto sia nella mia vita professionale che personale. Spesse volte tali disturbi, infatti sono alla base di situazioni di fragilità che rendono le persone colpite più fragili e, di conseguenza, potenziali vittime. Inoltre, tenevo particolarmente a essere tra voi per condividere la testimonianza di una persona a me molto cara che nella sua vita si è trovata a confrontarsi con tali problematiche e che ha dedicato la sua vita di insegnante alla sensibilizzazione e alla lotta delle stesse, in particolare con un’azione importante nei confronti delle giovani generazioni”.

Dopo i saluti si è passati alla parte più «tecnica».

Per Giovanni Pierro, architetto autore dello studio di fattibilità, “è stato adottato un approccio metodologico preciso che ha portato all’individuazione di Villa Trossi a Biella, come sede idonea per ospitare questa progettualità, sviluppata in uno studio approfondito durato circa sei mesi e che è partito dall’analisi di queste patologie, che comprende circa tremila sottocategorie, e del percorso assistenziale. Villa Trossi è stata individuata come appropriata, sia dal punto di vista logistico, perché in centro e nelle immediate vicinanze della Neuropsichiatria, sia dal punto di vista delle caratteristiche dell’immobile dotato anche di un giardino che permetterà di beneficiare di uno spazio esterno. È previsto che la struttura, che sarà resa ecosostenibile e molto luminosa e gradevole anche dal punto di vista delle cromie, è dotata di locali molto ampi per un totale di 1.2mq circa e potrà ospitare 15 posti letto”.

La situazione medico sanitaria è invece stata esplicata dal professor Paolo Manzoni, Direttore della Pediatria del nostro Ospedale: “È motivo di felicità e di orgoglio poter essere coinvolto, come reparto di Pediatria e Dipartimento Materno Infantile, in questa progettualità promossa dall’Assessore Caucino e che vede uniti verso l’obiettivo Assessorato alla Sanità, Comune e ASL di Biella e i principali attori istituzionali del territorio, in quanto assolutamente meritoria. L’iniziativa si muove su due assi portanti che vedono la gestione di questa problematica nella fase acuta e in quella della cronicità. Il mio compito era già delineato in un progetto che avevo nel cassetto quando venni a Biella cinque anni fa: provare ad offrire una risposta multidisciplinare all’acuzie, soprattutto in ambito pediatrico, ossia a pazienti sotto i diciotto anni. I DCA rappresentano un fenomeno che in maniera drammatica interessa fasce d’età sempre più precoci, soprattutto a seguito della pandemia, e quindi accade di riscontrare casi di ragazzine di 11-12 anni con situazioni che hanno già manifestato il loro esordio”.

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A chiudere la giornata, come promesso, la testimonianza portata dal Procuratore Camelio che ha letto la storia vissuta di Ivana Bonelli.

Le ho posto una serie di domande, alle quali ha risposto esattamente così.

1) Ivana, trovi che il rapporto con il cibo, da parte delle nuove generazioni, oggi sia cambiato rispetto a quando eri giovane tu?

Io e la mia generazione abbiamo attraversato il conflitto mondiale e la povertà che l’ha preceduto, accompagnato e seguìto. Il razionamento del cibo è storia. Io però ricordo in particolare quando con la mia mamma, il sabato, ci mettevamo in fila per la razione di carne, sempre troppo piccola e insufficiente per tutti. Così veniva battuta con il batticarne, per avere l’illusione che quella fettina fosse più grande…

Allora non si parlava di disturbi alimentari: non c’era nulla. Il pane bianco era un lusso.

Oggi non si mangia più il pane normale: ci sono tanti sostituti, l’imbarazzo della scelta.

Allora tutto era desiderabile. Oggi non più.

Allora (e non lo dico certo in veste nostalgica), perché era così, il cibo era un dono al quale eravamo tutti grati.

Quindi posso rispondere alla domanda: sì decisamente. Mi pare che oggi, e senza troppo generalizzare, il rapporto con il cibo sia diventato compensativo, come se il cibo non dovesse servire per sfamare, ma per riempire un vuoto, curare un malessere.

È alle cause del malessere che dobbiamo guardare.

2) Quali credi siano le cause di questo malessere?

 Molte: il minimo comun denominatore, forse, è la mancanza di punti di riferimento; quei punti di riferimento oggi di gozzaniana memoria, liquidate come le buone cose di pessimo gusto, a partire dalla famiglia mononucleare, dagli insegnanti (contro i quali i genitori si schierano per partito preso). C’è anche un altro fattore, a parer mio: il digitale, che, nel suo aspetto negativo, ha cambiato, sfalsandoli, i rapporti umani e lo stesso concetto di amicizia. D’altra parte i social media, attraverso la pubblicità, impongono stereotipi di magrezza da seguire come nuovo concetto di bello. Bello è magro. La pubblicità di un prodotto (ad esempio i jeans slim) diventa in certi casi un tranello perché plagia e condiziona le scelte provocando un appiattimento del gusto e della percezione di se stessi, con pregi e difetti.

La moda, attraverso la pubblicità, impone il concetto di magrezza- bellezza -per piacere agli altri,come unico valore.

In questo trionfo del concetto esteriore di bellezza, tutto a discapito di un altro concetto interiore di bellezza (inteso come valori) si inserisce il rapporto sbagliato con il cibo, spinge ad esercitare un rigido e ossessivo controllo su di sé (a questo punto l’unica forma di autocontrollo possibile) accompagnato dall’uso dei diuretici e dei lassativi, che con il passare del tempo possono rovinare irreversibilmente gli organi vitali.

3) Hai parlato di due concetti importanti: essere e apparire

Sì, alla mia età trovo questa società francamente troppo competitiva. Conta quello che raggiungi a tutti i costi, a volte a prezzi incredibili.

Io sono un insegnante e la prima raccomandazione che faccio ai miei ragazzi è di guardare in faccia la verità, riconoscere senza nessuna paura i propri limiti e sfruttare al massimo le proprie effettive capacità avendo come giudici prima di tutto se stessi.

I ragazzi devono sentirsi sereni, non devono essere frustrati dall’ambizione morbosa di passare avanti a tutti nella convinzione sbagliata (e magari inculcata) di avere qualità che magari non hanno.

I genitori hanno una grande responsabilità, come gli insegnanti.

Se faccio il confronto fra la mia educazione e quella odierna, noto, anche se non sono una psicologa, che con un non comprensibile buonismo oggi non si diano le giuste regole per preparare i ragazzi alla vita. I bambini non devono sentire parlare di malattie, di morte, di difficoltà. Questo è un errore grave perché li allontaniamo dalla realtà. Le emozioni costituiscono la vita, ti insegnano a combattere, a darti le regole di controllo in ogni momento.

In fin dei conti, sono riuscita a superare tutti i periodi difficili e sono contenta di avere acquistato la capacità di adattamento e la capacità di apprezzare le cose che non ti verranno mai a mancare: la bellezza della natura.

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Ma cosa è emerso dallo studio di fattibilità?

La realtà di Villa Trossi, a Biella, risulterà un tassello di fondamentale importanza non solo per il Biellese ma per tutto il territorio. Un vero e proprio fiore all’occhiello.

L’attività sarà caratterizzata da un ambiente accogliente, strutturato in due comunità, per un totale di 15 posti letto, di cui una destinata ai minori e l’altra destinata agli adulti.

All’interno della clinica saranno previsti una reception, ambulatori e studi medici per terapie individuali, sale accoglienti dove trascorrere il proprio tempo libero e le sale da pranzo dove gestire con serenità il delicato momento dei pasti, infine i posti letto dedicati per proseguire le cure h24.

L’assistenza sanitaria si integrerà bene con quella alberghiera in modo che gli ospiti possano trovare il comfort necessario per una vita serena; i laboratori, gli spazi per terapia e la socializzazione, le sale da pranzo, il tutto inserito in un verde parco, accoglieranno gli ospiti offrendo loro tutte le attenzioni ed il massimo comfort. Villa Trossi sarà quindi una Comunità Terapeutico-Riabilitativa.

Offrirà un percorso riabilitativo in un ambiente di cura non ospedalizzato, con l’obiettivo di porre attenzione sia agli aspetti medico-internistici che a quelli psicoterapeutici garantendo nel contempo assistenza sanitaria, psicologica ed educativa, come si legge nel Comunicato Stampa congiunto dell’Assessorato Regionale e della nostra Azienda Sanitaria Locale.